Simone Calabrò

Mi chiamo Simone Calabrò, sono un analista chimico, vivo e lavoro a Novara dal 2001, ma sono nato e cresciuto in Calabria sulla costa Jonica Reggina a Marina di Gioiosa Jonica alle pendici dell’aspromonte.

Tra i diversi hobby a cui mi dedico con passione e amore ne avevo uno congenito, inciso nel DNA che è venuto fuori tardi, ma che mi ha catturato totalmente, quello del “pipe making”.

Simone Calabrò

Credo di non avere influenze marcate, mi piacciono molto le forme danesi, ma anche i classici ed eleganti stili italiani credo che la radica spesso sia l’unico suggeritore di forme che mi influenza.

I materiali che uso sono la Radica d’erica e l’ulivo, materiali che amo allo stesso modo, non credo che l’ulivo sia inferiore alla radica, le reputo equivalenti.

L’ulivo costituisce per me un simbolo, sono cresciuto tra gli ulivi della Calabria, quella pianta maestosa, annodata, ruvida e dolce nello stesso tempo viene interpretata dai miei occhi con il sapore di casa, di pace e felicità e rende riconoscibile il paesaggio a cui appartengo, è la radice della mia tradizione, la sue radici rispecchiano la mia appartenenza alla mia terra Quando ho un pezzo di legno tra le mani, il suo odore si impossessa della mia mente, i disegni labirintici fatti da abbracci passionali delle sue venature mi affascinano e ogni pezzo di legno è sempre il primo e l’unico. Dal punto di vista tecnico non si riscalda, è instancabile, migliora molti tabacchi duri, tipo i mediterranei addolcendoli in fumata e in generale arricchisce molto tutti i tabacchi. Una pipa di ulivo se rodata bene, avendo l’accortezza alla prima fumata di passare con uno scovolino del miele all’interno del fornello per facilitare la formazione della crosta, non si avranno piu’ problemi, ma solo lunghe e goduriose fumate .

Il mio piccolo laboratorio da hobbysta è scarno di tecnologie, il mio modo di lavorare è tutto manuale, scelto il legno lascio che mi suggerisca il modello da creare, disegno sul legno la pipa con le misure per le forature di Fornello, cannello e innesto del Bocchino, per mezzo di un trapano a colonna faccio i fori, poi è tutto lavoro di raspa e carta vetrata fino alla lucidatura .

Quando lavoro il la radica o l’ulivo per trasformarla in una pipa le mie mani si confondono con il legno, da quando prendo in mano l’abbozzo a quando levigo con delicatezza per rimuovere gli ultimi graffi, per tutto quel tempo le mie mani diventano radica e la radica diventa parte di me .

Alla fine dell’opera la pipa prende forma, diviene portatore della mia idea, evocatore elle mie suggestioni. Ma la cosa più importante è che per sempre conterrà parte del mio spirito ed io continuero’ la mia vita con un po’ di nostalgia.

…La Pipa e la radica nel DNA

Ebbene si, in quanto figlio di un segantino, che dall’età di 15 anni lavora con maestria il ciocco di Erica Arborea, trasformandola in Placche e Abbozzi per industrie e hobbysti che si dedicano al finissaggio delle Pipe .

Pipe Simone Calabrò - papà

Pipe Simone Calabrò – papà

A testimonianza che la pipa è ereditaria

anche la foto Del mio Bisnonno, che insieme a mio Nonno, erano due grandi fumatori di pipa.

Pipe Simone Calabrò - bisnonno

Pipe Simone Calabrò – bisnonno