Ciò non significa che la fabbrica londinese produca le pipe migliori in assoluto, e neanche le più costose, ma in qualche modo, consapevolmente o no, gli altri produttori sono costretti a confrontarsi con il Punto Bianco, con i suoi modelli, i suoi finissaggi e i suoi listini.
L’impostazione commerciale di Dunhill, dal capostipite Alfred in poi, è sempre stata granitica:
- pipe uguali nel tempo (anche prima di Internet, le Dunhill si potevano tranquillamente ordinare a distanza, per posta e alla cieca: bastava indicare il codice dello Shape e il finissaggio voluto),
- un buon confezionamento (ebbene sì: sono stati capiscuola addirittura nelle scatole di presentazione)
- prezzi elevati (questo anche in virtù delle garanzie offerte, prima tra tutte la sostituzione).
Il rovescio della medaglia è rappresentato da una sobrietà di fondo, che ben si addice al fumatore anglosassone medio, ma può fare storcere il naso a chi chiede alla pipa un qualcosa in più, oltre che fumare bene e ripetutamente, ad esempio essere unica … perché il fumatore di pipa sa essere esigente (basti pensare alla varietà di tabacchi in commercio), anche un po’ vanesio (tutte quelle ritualità, le accensioni, i tiraggi ecc.) e, come se non bastasse, profondamente egocentrico (li avete mai visti ad occhi socchiusi come a dire “Sto gustando un aroma che neanche ve l’immaginate!”).
Quale può essere stata la risposta di Dunhill a questo tipo di esigenze? Poteva mai produrre pezzi davvero unici, da artigianato, e venire così meno al primo comandamento, quello per cui ci sarà sempre una gemella della tua pipa?
La risposta si chiama adornment (abbellimento): vuoi una Dunhill, ma la vuoi un po’ particolare?
Non c’è problema, la rendiamo più elegante con un tocco di argento, una fascia piccola o grande, liscia o lavorata, sovrapposta o a filo … e vedrai se non ti fai notare!
Ancora non ti basta?
Allora ti diamo l’oro, e te lo diamo in tutte le gradazioni che preferisci, dal proletario 9 carati, all’ibrido 14, al più raffinato 18… ma, attenzione: questo non è oro tanto per dire, questo è oro Dunhill!
È così che dev’essere andata, più o meno, quando Alfred decise di abbellire le sue radiche.
Da quel momento è nata una materia nella materia, un capitolo nel grande libro della pipa che diventa storia a sé: le variazioni distintive rappresentate da argento e oro.
A dire il vero, queste preziosità c’erano anche prima, ma con Dunhill hanno assunto un significato – e un listino – che gli altri produttori non possono permettersi: una cosa è la veretta liscia fatta apporre dall’orafo di turno, ben altra è una vera con inciso il mitico rombo AD , che da solo triplica il valore dell’argento e decuplica (sic) quello dell’oro.
Dunhill non è stato il primo a fare pipe, ma ha saputo imporre le sue all’attenzione mondiale, e allo stesso modo non è stato il primo a metterci sopra dei metalli preziosi, ma i suoi sono i soli ad avere un valore che s’incrementa nel tempo, forti di listini dagli aggiornamenti a dir poco esagerati, che fanno gongolare i fortunati possessori dei pezzi in questione. Tanto che esiste un mercato collezionistico esclusivamente per le pipe Dunhill con la vera d’oro, e io ne sono un modestissimo adepto… intendiamoci, si tratta di pochi esemplari rispetto al numero complessivo di pezzi in bacheca, eppure – lo confesso – sono rimasto affascinato dalle variazioni sul tema tirate fuori a Londra: i differenti motivi d’incisione, le varie larghezze e i diversi spessori delle vere cambiano una qualsiasi Dunhill in un pezzo effettivamente unico (almeno così mi piace raccontarmela).
Per non parlare degli adornment più stravaganti, come ombrellini parasole in oro zecchino a riparare il fornello, o addirittura le pipe totalmente bagnate in oro, stile Goldfinger.
Ha un senso tutto questo? Se dicessi di sì sarei un matto, ma se dicessi di no mi darei la zappa sui piedi… dunque lascio ad altri la risposta.
E preferisco non sentirla.