Maigret si era abbottonato il cappotto fino al collo e con le mani affondate nelle tasche, mordicchiava il cannello della pipa.
Maigret, uscito all’aperto, fece una gran fatica ad accendere la pipa. I nuvoloni bassi che si inseguivano in cielo sembravano sfiorare le cime dei pioppi ai lati della strada. A pochi metri non si riusciva a distinguere la figura del brigadiere Lucas in piedi sul muretto.
Aveva la fronte imperlata di sudore. Caricò lentamente la pipa con leggeri colpi dell’indice. Poi si versò da bere in uno dei due bicchieri che si trovavano sul tavolino.
Maigret misurava la stanza a grandi passi, fumando rabbiosamente la pipa.
“Insomma, non sapete niente, né l’uno né l’altro, delle peripezie e della morte del capitano Joris?”
L’orologio segnava le undici. Maigret vuotò la pipa nel caminetto e riprese in tono burbero…
Lannec prese la bottiglia e riempì i bicchieri con lentezza, dieto di poter mascherare il proprio imbarazzo. Non aveva ancora deciso il da farsi. Maigret, l’aria schietta e cordiale, la pipa fra i denti e il cappello all’indietro, si stava mettendo a proprio agio.
Maigret sospirò e fece una breve pausa per accendere la pipa.
Maigret batté la pipa contro il tacco per svuotarla, poi la riaccese.
Maigret lo ricambiò con la stessa moneta. Si tolse il cappotto e andò a piantarsi con la schiena davanti al fuoco, con l’aria di chi pensa solo a scaldarsi. Mentre le fiamme gli scottavano i polpacci, fumava la pipa a piccole boccate nervose.
“…in questo brutto affare!” concluse Maigret. “Neppure io!”.
E andò a prendere dei fiammiferi sulla scrivania per riaccendere la pipa che si era spenta.
I due uomini passarono davanti a una casetta sotto lo sguardo di una contadina circondata dalle sue galline. Si trovarono di fronte l’abside di una chiesa poco più grande di una capanna e, a sinistra, una tabaccheria.
“Permettete chiese Maigret mostrando la borsa del tabacco vuota.
Richiuse la porta e fu tentato di di tirar fuori di tasca la pipa, poi scrollò le spalle.
Raymond sorrise.
“Sono marinai!”.
“Lo so! E ai marinai non piace che un uomo di terra come me venga a impicciarsi dei loro affari!”.
Caricava la pipa con leggeri colpi dell’indice. Quando l’ebbe accesa, mormorò con aria preoccupata:
“E a loro cosa raccontiamo?”.
Attraverso i vetri appanati, vide il commissario. Un Maigret comodamente sistemato su una sedia impagliata, con la pipa tra i denti e un bicchiere di birra a portata di mano, intento ad ascoltare le storie che raccontavano intorno a lui uomini con stivali di gomma e berretti da marinaio.
E in treno, verso le dieci di sera, lo stesso Maigret sospirò:
“Devono essere tutti e tre in cabina, al caldo…”.
“Quale cabina?”.
“Quella del Saint-Michel… Con la lampada orientabile, il tavolo pieno di tacche, i bicchieri spessi e la bottiglia di acquavite.. E la stufa che borbotta… Fammi accendere, dài”…”.
Maigret – Il porto delle Nebbie. Georges Simenon (Autore), F. Ascari (Traduttore), Gli Adelphi (editori) – Compra su Amazon