E’ un tabacco derivato, per ibridazione e selezione, dal tipo flue-cured nordamericano. E’ un tabacco scuro appartenente alla classe dei fire-cured, i tabacchi curati a fuoco diretto, da legni speciali il cui fumo penetra lentamente nelle cellule delle foglie del tabacco, conferendo uno specifico aroma al tabacco curato le cui foglie assumono un colore dal marrone al marrone scuro, fino al nero.
La varietà Kentucky, inizialmente utilizzata come prodotto da mastico e successivamente nelle sigarette “forti”, viene coltivata negli Stati Uniti (Kentucky, Virginia, Tennessee) e nel Messico, in molti Stati dell’Africa (Malawi, Tanzania, Kenya, Zaire, Sierra Leone, Mali), in Europa (Polonia, Italia).
I tabacchi fire-cured costituiscono circa 11% dei tabacchi prodotti nel mondo. In Italia il tabacco Kentucky è una delle varietà americane di più antica introduzione.
Venne dapprima importato agli inizi del 1800 dagli Stati Uniti, per il confezionamento del sigaro Toscano, successivamente fu iniziata la sua coltivazione a titolo sperimentale a partire dal 1850. Le ibridazioni con alcune varietà locali e gli adattamenti all’ambiente hanno portato alla costituzione di un tabacco Kentucky molto ben caratterizzato.
Caratteristiche botaniche e morfologiche
Il Kentucky è una pianta di grande sviluppo, alta fino a 2 metri, a fusto vigoroso e internodi brevi, con 18-20 ampie foglie, lanceolate, di colore verde scuro. In normali condizioni di coltivazione, il Kentucky è una pianta rigogliosa, di forma cilindrica o conica, alta in media tra 180 e 200 cm, con 24-28 foglie utili. Le foglie sono ovate alla base della pianta, lanceolate in cima, di colore verde carico. Le foglie hanno grande sviluppo, lunghe in media 70-80 cm e larghe 40-50 cm, ricche di resine. La costola della foglia e le nervature sono piuttosto pronunciate, con tessuto tendente al sostanzioso, e con infiorescenza aperta e corolla rosea. Il frutto è una capsula contenente circa 3.500 semi.
Zone di coltivazione
La coltivazione del Kentucky ha raggiunto il massimo intorno alla metà degli anni ’80, quando la produzione ha superato le 12.000 tonnellate; successivamente, per il calo del consumo dei sigari e per la minore richiesta dell’industria manifatturiera, e per le modifiche apportate dalla Comunità europea (gruppi varietali e quote massime garantite), la produzione si è ridotta di circa la metà, mantenendo comunque una sostanziale stabilità negli ultimi anni. La produzione del Kentucky costituisce attualmente circa il 5% del totale dei tabacchi coltivati in Italia. La Campania è la regione dove si concentra quasi la metà dell’intera produzione del tabacco Kentucky, soprattutto nella provincia di Benevento (il 45% della produzione nazionale). Viene coltivato anche in Toscana, Veneto, Lazio e Umbria.
Semenzaio
Il numero di semi per grammo è 13-14.000 circa. La semina si effettua in febbraio-marzo, usando 0,20 g di seme per metro quadrato di semenzaio. Da una superficie di 60 mq di semenzaio si ottengono piantine sufficienti per un ettaro di coltura. Le cure nel semenzaio consistono in frequenti irrigazioni, diradamento delle piantine, diserbo e difesa da parassiti animali e vegetali, soprattutto dalla muffa blu (peronospora).
Terreno e fertilizzazione
Il Kentucky predilige terreni profondi, freschi, di medio impasto, naturalmente fertili e ricchi di sostanza organica. I terreni troppo sciolti e sabbiosi danno un prodotto di tessuto magro, quelli troppo argillosi e permeabili all’acqua forniscono tabacchi con tessuto ordinario e grossolano. Le concimazioni organiche, eseguite in autunno, non superano i 100 quintali per ettaro. I concimi minerali sono somministrati in primavera, in quantità orientative intorno ai 150 kg di azoto per ettaro, e quantità analoghe di anidride fosforica e ossido di potassio.
Densità della coltura
Il trapianto, effettuato con piantine che nel semenzaio hanno raggiunto l’altezza di 10- 15 cm, si effettua tra maggio e giugno, con distanze di circa 90 x 90 cm. Le normali condizioni di produzione richiedono una compattezza variabile in media da 10.000 a 12.000 piante per ettaro, pari a circa 100.000 foglie per ettaro.
Pratiche colturali
Il Kentucky richiede operazioni di rincalzatura delle piante, concimazioni in copertura e irrigazione di soccorso, effettuata soprattutto durante la fase di maturazione delle foglie, ed eliminazione delle foglie più basse a contatto col terreno (sbranciolatura). Viene effettuata cimatura da 14 a 20 foglie utili per la pianta, con eliminazione del bottone fioraie e delle foglie più alte. Si ottiene un aumento della superficie fogliare, specie delle foglie apicali, e un tessuto fogliare più sostanzioso ed elastico. Successivamente si eliminano i germogli ascellari che si formano (operazione di scacchiatura), con uno o due trattamenti con prodotti antigermoglianti di contatto e sistemici.
Raccolta
La maturazione delle foglie si raggiunge 40-50 giorni dopo la cimatura, avviene dal basso (foglie basilari) verso l’alto (foglie mediane e apicali), e comporta uno schiarimento del colore e la comparsa di macchie giallo-verdastre. La raccolta viene effettuata in foglie, staccando le foglie dal fusto 2-3 per volta. La raccolta a piante intere o mista si effettua raramente. Le foglie raccolte vengono infilzate e portate nei locali di cura. La resa di prodotto verde, in condizioni normali, varia in media da 1.500 a 2.100 kg per ettaro.
Cura a fuoco diretto
I locali per la cura sono dotati di sistemi di “stendaggio” per le filze di foglie, e di prese d’aria per la regolazione dell’umidità durante la cura. Le fasi della cura determinano mutamenti di colore delle foglie e del loro stato fisico, mediante opportune gradazioni di temperatura regolabili col fuoco. Si distinguono 4 fasi: ingiallimento, ammarronamento, essiccazione della lamina fogliare, essiccazione della costola. Nella fase di ingiallimento le foglie sono poste in locali chiusi per alcuni giorni a temperatura ambiente, senza fuoco. Nella fase di ammarronamento, quando il tabacco ha assunto in gran parte il colore giallo, si accendono i fuochi con legna secca di essenza forte (faggio, leccio, quercia e simili) ottenendo fumo senza fiamma. La temperature resta a 28-30 C per un giorno, e portata a 38-40 C in 4-5 giorni, eliminando dai locali l’umidità che si forma. Nella fase di essiccamento della lamina fogliare, quando il tabacco è completamente marrone, la temperatura viene portata a 45-50 C, attivando i processi di fermentazioni in massa che conferiscono profumo e aroma al tabacco. Opportuni controlli dell’umidità evitano fenomeni di surriscaldamento delle foglie che le renderebbero inutilizzabili. Il fumo in questa fase rende le foglie lucenti e di tessuto compatto.
Nella fase successiva, di essiccamento della costola, della durata di circa tre giorni, la lamina fogliare diventa vitrea e fragile al tatto: il fuoco viene spento e si attende che la foglia torni morbida e pastosa. Il fuoco viene di nuovo acceso per portare gradualmente la temperatura fino a 50 C e riottenere una lamina di nuovo vitrea. L’operazione finale, di rinvincidimento, permette col riassorbimento dell’umidità, di ottenere di nuovo la consistenza pastosa della foglia. Le operazioni di fuoco e quest’ultima, alternate, portano la costola e la lamina a un colore marrone uniforme, elastica e morbida. In totale il processo di cura dura da 15 a 20 giorni, con un consumo di legna di circa 50 kg per quintale di tabacco verde da curare.
Allestimento del prodotto e l'impiego
Le foglie curate del Kentucky sono ampie, gommose, lucide di colore marrone, elastiche e resistenti; l’alto contenuto in nicotina (3-6%) conferisce gusto e aroma intensi. Le foglie curate vengono presentate in manocchi, e condizionati generalmente in ballotti. Nella fase di lavorazione pre-manifatturiera le foglie sono separate per gradi d’impiego (fascia, ripieno e trinciati). Il Kentucky per fascia da sigari presenta foglie ben curate e stagionate, di colore marrone scuro, con tessuto sostanzioso e ricco di resine, di buona combustibilità. Il Kentucky è impiegato prevalentemente per il confezionamento dei sigari Toscani (fascia e ripieno), in misura minore nei trinciati da pipa e in alcuni tipi di sigarette.