Non ho ancora trovato un mio stile, un mio segno di riconoscimento. Amo molto osservare ed ammirare le opere di tutti gli artigiani del mondo e inevitabilmente ne ricevo ispirazioni e stimoli. Mi piacciono le free-hand, ma resto più colpito dalle rivisitazioni delle forme classiche, cosa in cui alcuni artigiani sono veri maestri.
Diversi pipemaker italiani che conosco personalmente non smettono di dispensarmi consigli e dedicano tempo per esaminare il mio lavoro: sono particolarmente grato a chi, senza peli sulla lingua, mi esprime critiche severe, ma puntuali e costruttive. Ogni volta ne esco un po’ depresso, ma il giorno dopo sono già carico e mi impegno a non commettere più certi errori e a curare i dettagli con maggiore precisione; credo che questo sia il percorso giusto per ambire all’eccellenza.
Dopo una scorribanda tra varie forme classiche e di fantasia attualmente sono alla ricerca della cura del dettaglio, della qualità della superficie e del comfort del bocchino; aspetti che interferiscono relativamente sulla funzionalità della pipa, ma che conferiscono al prodotto finale un valore aggiunto di esclusività che lo rendono un pezzo unico ed irripetibile.
Ovviamente mi dedico anche alla ricerca di una radica che mi garantisca, oltre all’aspetto estetico, anche e soprattutto un’affidabilità riguardo la resa in fumata, ma non avendo competenze personali sulla scelta delle placche, cerco di affidarmi ai migliori segantini sul mercato.
Ho diminuito l’utilizzo di bocchini pre-lavorati in metacrilato, preferendo la costruzione diretta da barra di ebanite o cumberland, fase che trovavo noiosa, ma che adesso mi sta appassionando. Mi sono reso conto di quanto incida la forma e le proporzioni del bocchino nell’equilibrio dell’estetica globale della pipa.
All’inizio avevo una predilezione per le pipe lisce, per i finissaggi che evidenziano la trama con l’uso delle colorazioni aniliniche ad alcool e ad acqua; attualmente sono felicissimo quando posso lucidare una pipa tenendola naturale, sapendo che chi la fumerà potrà godersi le variazioni cromatiche che assumerà nel tempo con l’uso.
Mi sono anche avvicinato alla sabbiatura che ho rivalutato moltissimo per il suo modo di valorizzare la trama del legno valorizzandola con una tridimensionalità molto suggestiva, come se si trattasse di un basso rilievo. L’opinione diffusa che la sabbiatura sia un modo per recuperare un legno che presenta difetti è assolutamente sbagliata, anzi, ritengo, e non è solo mia opinione, che sia indispensabile un buon legno se si decide di sabbiare.
Nelle mie creazioni cerco molto di soddisfare anche il gusto del tatto, attraverso forme piacevoli da tenere in mano, che stimolino la voglia di afferrarla; e altrettanto importante la cura della superficie, fino a conferirle un aspetto setoso.
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